DAVIS CURIALE
Attaccante
Nato a Colonia (Germania) il 30 dicembre 1987
Esordio in A: -
  2002-03 FORTUNA COLONIA B 0 0    
  2003-04 FORTUNA COLONIA B 0 0    
  2004-05 SALEMI Ecc.        
  Nov.2004 CAMPOBELLO DI MAZARA Ecc.   9    
  2005-06 PALERMO A 0 0 0 0
(legenda)
Per sedici lunghi anni ha difeso l’orgoglio di essere siciliano in quell’angolo di Germania che si chiama Colonia. Poi, nel 2004, il destino ha deciso che era giunto il momento di tornare a casa. E allora Davis Curiale ha accettato la sfida. Perché papà Vito e mamma Filippa ogni estate tornavano lì dove erano partiti, a Campobello di Mazara. E perché qui Davis ha spiccato il volo verso quel sogno che si chiama Palermo. Venerdì, a Urbino, ha trascinato con una doppietta la Primavera rosanero alla semifinale scudetto. Martedì, invece, proverà a strappare il pass per la finale. In mezzo c’è un ragazzo cresciuto in Germania, ma visceralmente legato alla Sicilia. Perché qui è nata la sua famiglia, perché qui papà Vito, quattro estati fa, ha perso la vita in un incidente stradale. E lui, ieri, lo ha ricordato con una foto ben impressa sulla maglia.

La famiglia Curiale si trasferisce in Germania a metà anni Ottanta. Una storia di emigranti, arricchita presto dall’arrivo di Davis (il 30 dicembre 1987) e Paola, la sorella che oggi ha 13 anni. A Colonia Davis ha cominciato a giocare a cinque anni con il Mülheim Nord. «Avevo sempre il pallone tra i piedi e rompevo tutto. Allora mio nonno suggerì a papà di iscrivermi in una scuola calcio. La mia storia nasce così». Due anni, poi il passaggio al Porz Eil e, quattro stagioni dopo, al Fortuna Colonia. All’epoca giocava nella Zweit Liga (la serie B), oggi è nell’equivalente della nostra C2. «Ricordi? Tanti. Indossavo il 10, ero il capitano. Segnavo fiumi di gol. Poi, a 13 anni, la panchina e la ripresa con gli Allievi. L’ultimo anno 25 gol in 23 gare».

L’estate, poi, la Sicilia. A Campobello di Mazara, il paese dei Curiale. «Momenti bellissimi. In Germania non è facile vivere per uno straniero. La gente mi diceva: “vai, torna in Sicilia”. Ma io sono orgoglioso di essere italiano. E siciliano». Poi la tragedia di papà Vito: «Lo seguivo in bicicletta, ho visto l’incidente in diretta. I due gol con l’Udinese sono per lui. Viveva per me». E quel torneo, due estati fa, a Tre Fontane. Calcio a 7, sulla spiaggia. Bastò per cambiargli il destino. «Mi notò Giovanni Montalbano, tecnico del Salemi. Mi convinse a seguirlo, ma lo esonerarono presto. Così, nel novembre 2004, sono passato al Campobello di Mazara». Lì ha conquistato la serie D e i 9 gol realizzati nel ritorno gli sono valsi il Palermo. «Una squadra che ho sempre seguito con il cuore. Perché rappresenta la Sicilia e per un siciliano che vive all’estero è motivo di orgoglio».

Per arrivare a giocarsi lo scudetto, martedì sera (a Rimini) il Palermo dovrà far fuori la Juventus. Per Davis, di fede bianconera, è una sfida dal sapore particolare. «Da sempre tifo Juventus. Papà, invece, era interista. Quante volte ci siamo presi in giro. Loro sono fortissimi, ma a questo punto vogliamo arrivare fino in fondo. Abbiamo le carte in regola per provarci. Comunque, non ci costa nulla provarci». Anche i suoi idoli trasudano di bianconero. «Ibrahimovic e Trezeguet. Ma adoro anche Henry. Prima, ai tempi dell’Inter, mi piaceva invece da matti Ronaldo». E chissà che un giorno qualcuno non guardi a lui come icona. «Sarebbe bello. Io lavoro per arrivare in serie A». E se fa gol belli come il primo realizzato all’Udinese, le speranze non sono da buttar via. Anzi. «In questi due giorni mi hanno chiamato tutti. Amici, familiari, gente che mi conosce. Quanti complimenti. Ma la cosa più bella è stata la voce di mia mamma al telefono, ancora rotta dal pianto». Già, perché dopo la rete del 2-1 Davis ha tolto la maglia rosanero e mostrato quella bianca che aveva sotto: con la foto di papà Vito, la mano invisibile che veglia dall’alto sul suo destino.


(Andrea Pugliese - La Gazzetta dello Sport - 4 giugno 2006)