In 12 mesi, a Emiliano Ilari è cambiata la vita. Un anno fa, di questi tempi, a Ciampino il Savio si giocava il titolo regionale Allievi: Ilari era uno dei due difensori centrali, di fronte il Tor di Quinto, che a centrocampo schierava Alberto De Francesco, con i due che si sarebbero ritrovati assieme nella Lazio. Vinse Emiliano, con il Savio in maglia gialla anziché con quella tradizionale bianca e celeste, i colori che Ilari ama da quando è bambino. La Lazio lo aveva già in pugno, lo ha tesserato in estate (vincendo la concorrenza di un paio di club di serie B) e domani gli darà la possibilità di giocarsi il tricolore. La famiglia è pronta a partire, da Cerreto Laziale a Gubbio: la macchina è abituata alle lunghe distanze, arrivare fino in Umbria non sarà un problema.

Emiliano, che ha compiuto 18 anni il 15 aprile, deve ancora prendere la patente e sta facendo scuola guida: a turno, papà Pino (titolare di un magazzino di materiali edili), mamma Tiziana (impiegata in un'agenzia di recupero crediti, ex romanista, laziale convertita) e addirittura la nonna, lo prendono a scuola a Tivoli — dove studia ragioneria — e lo accompagnano a Formello. «Faccio 1000 km a settimana per il calcio — dice il papà — ma la vittoria nel derby davanti a tutta quella gente vale i sacrifici che abbiamo fatto. E non è ancora finita». Ilari, trasformato in terzino destro da Bollini, davanti a Piscitella ha tremato, si è piegato ma non si è spezzato: quando la Cisco Roma lo ha lasciato libero, il Savio (dove la zia, Teresa, è la storica segretaria del club) ci ha creduto, lo ha ceduto al Pescara, ripreso dopo pochi mesi, rimotivato e lanciato di nuovo. Verso uno scudetto.

(Marco Calabresi - La Gazzetta dello Sport - 8 giugno ’12)