FEDERICO VIVIANI

Centrocampista
Nato a Lecco il 24 marzo 1992
Esordio in A: 12 dicembre 2011, Roma-Juventus 1-1

2004-05 GROTTE di CASTRO dil.
2005-06 ROMA A 0 0 0 0
2006-07 ROMA A 0 0 0 0
2007-08 ROMA A 0 0 0 0
2008-09 ROMA A 0 0 0 0
2009-10 ROMA A 0 0 0 0
46 2010-11 ROMA A 0 0 0 0
92 2011-12 ROMA A 6 0 3 0
16 2011-12 PADOVA B 22 2
2014-15 LATINA B

(legenda)

Lo scorso anno, in Primavera, Federico Viviani giocava meno di Davide Buono, onesto mediano attualmente impegnato nei bassifondi del campionato Interregionale col Trento: una sola presenza dal primo minuto, neppure intera, quando la Roma aveva già vinto il girone. Due giorni fa Viviani ha regalato al tecnico che non lo faceva giocare mai il successo forse più bello, difficile e inatteso di suoi otto anni in Primavera: un gol e trequarti nel 2-1 in casa dell’Inter, una punizione da posizione angolata, indirizzata verso l’angolino basso ma deviata dall’anticipo sbagliato del bomber nerazzurro Dell’Agnello, una da posizione centrale, indirizzata all’incrocio e finita esattamente lì.

Il tutto infilando un portiere (Bardi, nazionale under 19) che il Livorno aveva utilizzato in serie A e portato in panchina in B, prima di cederlo all’Inter, che a sua volta, anni fa, aveva provato proprio lui, su quello stesso campo, non lontano da Lecco, dove risulta nato perché il padre all’epoca giocava lì. Esordì nella Lazio, 2 presenze in B nell’81-82, Viviani senior, alla Lucchese si ritrovò in squadra proprio con Alberto De Rossi, futuro allenatore del figlio, ora è tornato a vivere a Grotte di Castro, e allena la juniores della Viterbese: decise lui, nel 2005, di rifiutare l’Inter e portare il figlio da Bruno Conti, con tutto che da casa sua a Roma sono 170 chilometri, e che all’epoca Federico era troppo giovane per venire al pensionato, doveva per forza fare il pendolare. Col rischio di smetter presto, proprio quell’anno: non si lesionano mai i legamenti di un 13enne, ma per l’eccezione sono problemi molto seri, perché non si possono operare, il tessuto perderebbe elasticità, col rischio, crescendo, di ritrovarsi una gamba più corta dell’altra.

Quando Viviani si ruppe il ginocchio, era un tappetto che parlava col pallone, e non trovava mai la posizione in campo, finendo spesso a fare il jolly da panchina, come quando, nel 2007, dimenticato l’infortunio, si procurò il rigore che permise alla Roma di vincere lo scudetto Giovanissimi. La pubertà gli regalò i centimetri che mancavano, Stramaccioni il ruolo giusto, non più fantasista anarchico ma regista di qualità, Bruno Conti il contratto fino al 2014, offerto quando era ancora la riserva di Buono, e voleva andare via: era a Milano mercoledì Bruno, avrà apprezzato.

(Francesco Oddi - La Gazzetta dello Sport - 21 gennaio ’11)



La carriera in nazionale (figc.it)